Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/186

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\ 2 l -{8 LIBRO (l. 3, p. 160), i quali ci mostrano quanto felice imitator di Plauto egli fosse, e ci fanno spiacere che i Volpi non abbiano eseguita l’idea che aveano di darla alle stampe LII. Come alla poesia italiana abbiamo congiunta la pedantesca, cbe è, per così dire, un capriccioso innesto di essa colla latina, così dobbiam congiugnere la maccaronica, cbe è una ridicola metamorfosi della medesima, con cui si rendon grossolanamente latine le voci e le frasi non solo italiane, ma ancor plebee, e si assoggettano alle leggi del metro; genere di componimento che non accresce gran pregio alla storia della letteratura, ma che pur non debb’essere dimenticato, perché ebbe-l’onore di essere coltivato da un uomo cbe era capace di cose molto maggiori, e che innoltre più altri assai migliori saggi ci ha lasciato del suo talento (a). Parlo del celebre Teofilo Folengo, noto sotto il nome di Merlino Coccaio. La Vita che ne è stata premessa alla bella édizione delle Poesie maccaro(a) Non fu il Folengo il primo inventore delle poesie maccaroniche. Fin dal secolo precedente era stata stampata un’operetta nel medesimo genere, ma senza data di anno, che ha per titolo: Typhis Odaxii Patavini Carmen Macaronicum de Patavinis quibusdam Arte Magica delusis; del qual rarissimo libro si può vedere la descrizione che ci ha data il ch. sig. d Jacopo Morelli (Bibl. Pinell. La, p. 4^8)* Due edizioni di questo capriccioso ma osceno libro si hanno nella real biblioteca di Parma, senza data di anno esse pure; anzi in esse non vedesi pure indicato nel titolo il nome dell’autore. Tifi, secondo gli scrittori padovani, era fratello di quel Lodovico , di cui abbiamo altrove parlato. v)