Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/212

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2 174 LIBRO padre ch’era sì nimico della bugia, che non potea soffrir coloro che cadevano in tal difetto , e il riflettere per l’altra alle cose che Giulio Cesare ci volle far credere intorno alla sua nobiltà, e allo sfacciato mentir ch’egli fece in tal materia, mi sforza a dubitare alquanto della sincerità di sì gran lodi. Noi però, lasciando da parte il carattere morale dello Scaligero , esaminiamone solo il sapere, e le opere in cui egli ce ne ha lasciate le pruove. Oltre quelle da lui pubblicate sotto il vero suo nome di Giulio Bordone in Italia, egli si esercitò in tradurre e in comentare diverse opere di Aristotele, di Teofrasto e d’Ippocrate, appartenenti alla storia naturale e alla medicina, delle quali si può vedere il catalogo presso il P. Niceron (Mèm, des Homm. illustr. t 23, p. 258) e presso il Chaufepiè (Dict. histor. crit. V. Se aliger.), che sono i due scrittori che più ampiamente han trattato dello Scaligero. Ma queste non furono le sole scienze nelle quali Giulio Cesare volle occuparsi. Abbiamo altrove veduto ch’ei volle azzuffarsi col famoso Cardano, e impugnare f opera de Subtilitate da lui pubblicata; ma che il fece con poco felice successo. Miglior causa prese egli a sostener contro Erasmo, impugnando con due orazioni il dialogo da lui dato alla luce col titolo di Ciceronianus; ma la buona causa fu da lui renduta men buona colle ingiuriose espressioni, delle quali si valse oppugnando il suo avversario. Avea lo Scaligero fatto un lungo e diligente studio sulla lingua latina; e perciò, non pago di aver difeso contro Erasmo gli imitatori di Cicerone, volle