Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/213

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TERZO 3iy5 espressamente trattare delle qualità e de’ pregi della detta lingua, e pubblicò in Lione nel 1540 i xiii libri De causis linguae latinae. La qual opera fu la prima di questo argomento che si vedesse scritta con metodo non pedantesco, ma filosofico; benchè essa pure abbia non poche cose o inutili, o soverchiamente sottili. Vuoisi clic un1 altra voluminosissima opera in xxiv libri avesse egli composta sulle Etimologie della lingua medesima; ma che non potesse ritrovare stampatore che se ne incaricasse, di che probabilmente non abbiam molto a dolerci. Io passo sotto silenzio le lettere e le poesie latine, e queste per lo più non molto felici, e altri opuscoli di diversi argomenti dello Scaligero, de’ quali parlano lungamente i due sopraccennati scrittori, e mi ristringo a dir solo in breve della Poetica divisa in sette libri. Non può negarsi che non sia questa la più erudita opera di questo genere, che ancor si fosse veduta; ed essa ci scuopre il grande studio che su’ poeti greci e latini fatto avea lo Scaligero, e insieme l’acuto ingegno di cui era fornito. Ma all’erudizione e ali’ ingegno non era in lui pari il discernimento ed il gusto. Un uomo a cui Seneca il tragico sembra non inferiore in maestà ad alcuno de’ Greci, e superiore in eleganza allo stesso Euripide; che in Catullo non vede se non cose basse e triviali; che crede le Satire di Giovenale tanto migliori di quelle di Orazio, quanto queste son migliori di quelle delle vecchio Lucillo, mostra abbastanza qual gusto abbia per la poesia. L’ordine innoltre è intralciato e confuso; le osservazioni son lutto