Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/235

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TERZO 2197 per succedere a Lazzaro Buonaruici, allora defunto, nella cattedra d’eloquenza (Agostini, Vita di B• Egnaz. p. 101), e più ancor la premura de’ Bolognesi per non lasciarselo fuggire di mano; perciocchè il pontefice a loro istanza interpose la sua mediazione presso quella Repubblica, acciocchè loro non fosse tolto il Corrado, e l’ottenne; di che, come di cosa al Corrado sommamente onorevole, con lui rallegrossi Bartolommeo Ricci in una sua lettera (Riccii Op. t 2, pars 1, p. 279). Così continuò il Corrado leggendo in Bologna fino al 1555, secondo l’Alidosi (Dott. forest. p. 76), e tornato poi in patria, ivi morì a’ 19 d’agosto del 1556. E quanto all’anno e al luogo della morte del Corrado, tutti si accordano gli scrittori. Ma il Ricci ne parla in modo che sembra indicarci eli’ ei fosse ancora professore in Bologna , benchè forse a caso si trovasse allora in Reggio. Troppo bello è l’elogio che ne fa questo scrittore (l.cit. p. 77), perchè non debba essere qui riferito: Ut mihi de Corradii nostri obi tu nuntiatum est, multis iisque honestissimis de. caussis graviter molesteque tuli. Primum, quod quasi alterum filium, qui me parentem pie appellabat, amisi; deinde quod in eo magnam jacturam res literia fecisse videtur, qui et in eleganter scribendo, et superiore de loco erudite docendo, eam quotidie novis scriptis atque praeceptis cumulatiorem reddebat; postremo quod vestra Bononiensis Academia tanto viro orbata sit, cui ut parem reperiate fortasse non facile fiet. Nam ad eas litteras, quas profitebatur , ejus generis mores accedebant, qui