Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/24

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1986 LIBRO diligenza e con sì copioso corredo d’erudizione, che non possiamo sperare di dir cosa nuova. Jesi fu la patria del Colocci, ed egli vi nacque da Niccolò Colocci di antica e nobil famiglia, e da Fortunata Santoni l’anno ■ 4^7* I'1 Roma attese agli studj, e sotto la direzione di Giorgio Valla (se pur questi fu mai professore in Roma, di che io non trovo indicio alcuno) e di Scipion Forteguerra fece non ordinarj progressi nelle lingue greca, latina e italiana, e nella provenzale ancora, di cui molto ei si compiacque. Il tentativo che fece nel 1586 Francesco Colocci, zio di Angelo, di rendersi signor di Jesi, costrinse tutta questa famiglia ad uscir dallo Stato ecclesiastico, e a ritirarsi a Napoli, ove Angelo ebbe la sorte di conoscere i colti ed eleganti poeti che ivi erano in sì gran numero, come il Pontano, il Sannazzaro, il Lazzarelli, ilSummonte, l’Altilio e più altri, e sull esempio della più parte di essi cambiò egli ancora il suo nome facendosi dire Colozio Basso. Sei anni appresso ottenne di essere richiamato alla patria, ove divise il tempo tra i domestici affari e i diletti suoi studj, onorato ancora di alcuni pubblici impieghi, e dell’ ambasciata al pontefice Alessandro VI, che i suoi cittadini affidarongli nel 1498. Angelo tornato in tal occasione a Roma, vi fissò il suo stabil soggiorno, e facendo ottimo uso delle ricchezze, parte proprie della sua illustre famiglia, parte raccolte dalle diverse onorevoli cariche che in diversi tempi ei sostenne nella corte romana, rendette la sua casa e i suoi orti gli orti e la casa delle lettere e delle Muse.