Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/290

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2203. LIBRO merita Giovanni Scoppa (Dialoghi, di al. 2, p. 43, ed. Ven. 1600)/ Di lui parla più a lungo il Tafuri (Scritti napol. ti 3, par. 1 , p. 559, ec.). XX. Nulla inferiore allo Scopa nell’arroganza, ma forse superiore alquanto in sapere, fu Gianfrancesco Quinziano Stoa, di cui abbiamo di fresco avuta la Vita, scritta dal sig. Giuseppe Nember, e stampata in Brescia nel 1777, piena di esatte ed erudite notizie, ma nella quale io temo che il dotto scrittore abbia secondate alquanto le favorevoli sue prevenzioni per questo gramatico. Ei nacque in Quinzano nel territorio di Brescia nel 1484 da Giovanni Conti originario da Gandino, terra del Bergamasco , e da Bartolommea Vertumia oscuri e poveri genitori. Ma egli poscia, lasciato il proprio cognome, prese quel di Quinziano, e si aggiunse il soprannome di Stoa. Vogliam noi sapere l1 origine non sol del secondo, ma anche del primo soprannome? Egli stesso ce lo dirà; e ci darà insieme il primo saggio della sua rara modestia. Ci narra egli dunque che essendo fanciullo , egli destava tanta aspettazion di se stesso , e scriveva versi con sì ammirabile felicità, che veniva da tutti detto Portico delle Muse, usando la voce greca Stoa, che significa Portico (Epograph. 2, c. 15); e che i suoi condiscepoli avean di lui tanta stima, che gli davano ad emendare i lor versi, e il chiamavan perciò Quinziano, avendo letto in Marziale che un certo Quinziano era il censor de’ suoi versi (Epograph. 4). Da Brescia, ove fece i primi suoi studj, passò a Padova; c il padre