Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/322

Da Wikisource.

2 28} LIBRO quae nescio quis perversae sedulitatis corruptor, me nesciente, adjecerat, detraxi. Quando egli fece nel 1509 questa terza edizione, era già assai vecchio e cieco; e quindi così conchiude la dedica al detto generale, segnata da Bergamo il primo d’ottobre del 1509: Vale Pater R , et Congregationem nostram, ac prasertim Bergomensem Conventum habe commendatissimum. Nam et te, ut debeat, omnes mirifice amant ac reventur, et me decrepitum jam senem atque oculis captum mira pietate complectuntur. Egli morì, per testimonianza del P. Calvi (ivi), a’ 30 di novembre del 1511. Le moltissime edizioni fatte poi di quest’opera, mentre le altre due rimasero dimenticate, mostrano con quale applauso fosse ella accolta. Ad essa è avvenuto ciò che al Dizionario storico del Moreri, cioè che da un picciol volume in cui l’autore dapprima l’aveva racchiusa, si è stesa a molti tomi, e ora appena vi si riconosce vestigio di ciò che leggevasi nelle prime edizioni. E così doveva accadere per rendere migliore quest’opera, che, qual fu dal suo autore pubblicata, era molto mancante e sparsa di molti errori, come avvien sempre dei primi saggi di un’opera di vasta estensione. Chi nondimeno prenderà a esaminare le dette prime edizioni, non potrà negare che vi si scuopra la molta erudizione di Ambrogio non sol nella lingua latina, ma ancor nella greca e nell’ebraica, di cui dà talor qualche saggio, e il molto e diligente studio ch’egli avea fatto sugli antichi scrittori; e noi dobbiamo perciò sapergli grado della molta fatica da lui in ciò impiegata,