Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/34

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1996 LIBRO ancor dal Giraldi (l. cit), come valoroso poeta, e di cui alcuni versi si leggono nella Co riciana. Perciocché, come narra Pierio Valeriano (De Infel. L'iter. I. 1, p. \ i), dopo esser vissuto molti anni con fama di raro ingegno e di egregi costumi, mentre era segretario del Cardinal Marco Cornaro, perduta avendo una lite, e al tempo medesimo essendogli stata rubata da un disleale amico, presso cui favea depositata, una somma notabile di denaro, ne venne in tale manìa che, chiusosi nella sua stanza, con una spada si squarciò il seno e si uccise. Dell infelice morte di questo poeta ragiona ancora Ortensio Landi (Cataloghi, p. 348; Paradossi, l. 1, parad. 14), Ma egli l attribuisce a un’ alterazione di fantasia nata dal leggere i libri ne quali si ragiona della vita immortale. Sieguono poscia Paolo Bombace bolognese ucciso nel fatal sacco di Roma, e di cui parla diligentemente il conte Mazzucchelli (Scritt. ital. t. 2, par. 3, p. i5o6) (a), i il qual però non accenna i versi latini che se j ne hanno nella Coriciana; Marcello Palonio romano, che dopo aver cantata in versi la celebre battaglia di Ravenna, preso avea a scrivere un poema in lode di Romolo; e Bernardino Dardano parmigiano, di cui rammenta le molte poesie di diversi argomenti che andava scrivendo, e dice che l imperadore avealo onorato della corona d'alloro e delle divise di cavalier Palatino (ò); Francesco Modesto da Ri(«) Assai più esattamente ha parlato del Rombace il co. Fantnzzi (Scritt. bologn. t. 2, p. 276, ec.). (b) Il Dardano verso il principio del xvi secolo era