Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/345

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terzo a3o7 Decamerone del Manni, e le Note di Apostolo Zeno alla Biblioteca del Fontanini (t. 2,p. 177). XXXVl..Mollo ciò non ostante giovò il Salviati colle sue opere a perfezionare la nostra lingua; ed è degno perciò di onorevol memoria nella Storia della letteratura italiana. Nato in Firenze nel 1540 da nobilissima famiglia, ebbe per genitori Giambattista Salviati e Ginevra Corbinelli. Nel 1569 fu onorato della croce di S. Stefano, e visse caro non meno a’ suoi principi che ad altri signori, fra’ quali servì per più anni il duca di Sora Jacopo Buoncompagni gran mecenate de’ dotti, a cui perciò dedicò egli la sua edizione del Decamerone. In eia di vent’auni scrisse i Dialoghi dell1 Amicizia, clic furon poi pubblicati nel 1564, e mentre non contavane ancora che ventisei, fu consolo dell’Accademia fiorentina; e nell’anno medesimo avendo egli composta la commedia intitolata Il Granchio, fu essa dall’Accademia medesima fatta rappresentare pubblicamente. Un’altra poscia ei ne compose intitolata La Spina] e amendue si annoverano tra le migliori che, quanto allo stile, abbia la nostra lingua. In molte solenni occasioni fu egli destinato a perorare in pubblico, e tutte queste orazioni furon poscia raccolte e date alle stampe. L’Accademia fiorentina, di cui fu uno de’ principali ornamenti, gli diede occasione di recitare in essa parecchie lezioni, le quali pure vider la pubblica luce. Egli era uno de’ deputati alla formazione del Vocabolario della Crusca; ma morì innanzi ch’esso fosse compito. Fra tutte però le opere del cavaliere Salviati, quella che lo ha renduto più celebre, sono gli Tiiuboschi, Voi. XIII. 23