Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/388

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3 350 LIBRO adoperato dall’ultimo duca di Milano) et Eleonora Casata F anno 1548 la notte delli 6 di Gennajo, cioè un ìwra innanzi il giorno delV Epifania in Porta Vercellina di Milano in una delle più belle Case della Città, che anc hoggi è di suo nepote nella strada di S. Bernardino. Fu detto al sacro fonte Girolamo; e ne’ primi anni fu dato ad istruire a Natal Conti da noi nominato tra gli storici, che stavagli in casa, e ad Aonio Paleario, che allora insegnava in Milano. Fin dalla tenera età si scorse nel giovane Panigarola una rara memoria, un vivacissimo ingegno e un coraggio superiore agli anni, congiunto però con una sincera e fervente pietà. Parve che fin d’allora si disponesse ad esser grande oratore. Perciocchè, predicando allora in Milano il Musso, ed essendo questi un giorno invitato a pranzo da Gabriello, il giovinetto Girolamo ripetè con sì felice talento alcuni tratti della predica udita , che il Musso teneramente abbracciandolo, più e più volte glieli fece ripetere. Compiti i tredici anni, fu mandato a Pavia, perchè studiasse le leggi, e vi ebbe a maestri il conte Gasparo Visconte, poi arcivescovo di Milano, Cammillo Gallina, Giovanni Cefalo (quel desso di cui fa menzione (Op. t. 2, p. i o5, 131) Bartolommeo Ricci in due sue lettere) e Girolamo Tornielli. Ma qual fosse allora la sua condotta, udiamolo da lui medesimo che sinceramente la spone: A poco a poco così sviato divenne, che questione e rissa non si faceva, ove egli non intervenisse, e notte non passava, nella quale armato non uscisse di casa. Accettò di più iF essere Cavaliero e