Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/47

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TF.RZO 20Og ut feci, tum is, nosti quam promptus sit, in hujus discessum versus suos convertit, atque amatorium ejus desiderium ita expressit, ut nihil melius. Siegue indi a dire che dopo alcuni discorsi. co’ quali fu interrotto il cantare di Silvio, questi riprese tra le mani la cetra: Sed. continua, rem miram audi. Dum canit Sylvius, advolat philumena avicula, in propiori aedibus muro consistit, coepit et ipsa illo sio vario gutture ad lyrae sonum respondere, atque ita varie, itaque artificiose, ut diceres eam dedita opera in certamen cum Sylvio venisse. Animadvertit ille, atque ad eam aviculam aliquot versus, ut ceteros omnes, optime compegit. Di questo suo pregio ei diede pruova anche in Venezia in occasione della venuta a quella città di Bona reina di Polonia nel 1555, nella qual occasione e da essa e da più ragguardevoli personaggi fu udito improvvisare con sommo applauso. In Firenze ancora, ove egli recossi col principe ereditario Alfonso, fu ascoltato con maraviglia, e si può vedere il magnifico elogio che ne lasciò scritto il Varchi (Ercolano, p. 359) > e c^e ® riferito anche dal conte. Mazzucchelli. Pio IV, appena eletto pontefice, chiamollo tosto a Roma, e il diè per maestro e segretario delle lettere latine al giovane Cardinal Borromeo suo nipote. Degl’impieghi che poi gli furono confidati, degli studj sacri a quali interamente si volse, delle fatiche da lui intraprese a ben della Chiesa, delle singolari virtù delle quali sempre mostrossi adorno, delle dignità alle quali fu sollevato, e della porpora a lui conferita nell1 anno 1098