Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/51

Da Wikisource.

TERZO 3013 poeti eh1 ci poscia soggiugne, cioè ad Agostino Beazzano, a Benedetto Lampridio e a Basilio Zanchi. XIII. Del primo molte notizie ci somministra il conte. Mazzucchelli (ivi, t. 2, par. 2, p.571), a cui però alcune cose si debbono aggiugnere. Egli era nato in Trevigi, e di famiglia orionda da Venezia, e perciò soleva egli dirsi veneziano (Bembo, Lett, famil. t. 1, l. 2, Op. t 3, p. 10). Venuto in età giovanile a Roma, dovette principalmente al Bembo la sorte di essere conosciuto e stimato da Leon X (ivi, t. 2, l. 2, p. 108), di cui fu fatto suo famigliare. Così lo nomina il Bembo in una lettera scritta nel 1515 a nome di quel pontefice e Leonardo Loredano doge di Venezia, in cui il prega a mandargli le artiglierie per armar le sue navi: Ea de re Augustinum Beatianum familiarem meum, et Civem tuum probum ipsum virum, et ingenio doctrinaque praestantem ad te mitto, qui tibi mentem meam latius explicabit. Cui etiam mandavi, ut certos Graecorum libros, quibus egeo, Venetiis perquireret (Bemb. Epist. Leon. X nom. l. 10, ep. 45). Quindi ancora Leone gli fu liberale di alcuni beneficj, a quali alludendo il Bembo in una sua lettera al Longolio nel 1521: Tebaldaeus, gli dice (Epist. famil. l. 5, ep. 17), et Beatianus etiam fortunis aucti tibi hilarius salutem adscribunt; e in un’altra (ib. l. 6, ep. 123) nomina un beneficio che il Beazzano avea ne confini di Aquileia, e prega il segretario del re de’ Romani a far ch' ei sia compensato de’ danni ch’esso dalle rapine di alcuni avea sofferto. Dell'amicizia che il Bembo