Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/77

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TERZO at>3;7 scritto* come si è detto, nel 1548, a ragionare di quelli che allora erano più rinomati. Comin* cja in esso a favellare de’ Greci venuti nel secolo precedente in Italia, e che tanto alla italiana letteratura avean recato di giovamento, e parla ancora di quelli che allora eran tra noi. Indi si fa ad annoverare alcuni poeti di diverse nazioni, portoghesi, spagnuoli, francesi, e singolarmente tedeschi, molti de’ quali però aveano fatti i loro studj in Italia. Venendo poscia agl’italiani (p. 562), alcuni dapprima ne nomina che avrebbon dovuto aver luogo nel primo Dialogo, e de quali noi abbiam ragionato nella storia del secolo precedente, cioè Pandolfo Collenuccio, Elisio Calenzio e Francesco Negri veneziano, a cui aggiugne quell’altro Francesco Negri bassanese da noi nominato altrove, e di cui accenna un poema in lode de’ Grigioni, intitolato Rhaetia. Nomina Macario Muzio di Camerino, autore di un poema in lode della santa Croce; e fa un bell elogio del pontefice Paolo III, che avendo nell’età sua giovanile coltivate studiosamente le lettere, anche nell’ età decrepita, in cui era allora, non cessava di proteggerle e di favorirle, e volentieri udiva le poesie greche e latine. Vuole che tra i poeti si annoveri anche Niccolò Leoniceno, di cui noi abbiam detto nella storia del secolo xv, e afferma che negli anni suoi giovanili avea egli talvolta improvvisato felicemente. Accenna Virgilio Porto medico e poeta modenese, vissuto lungo tempo in Bologna, di cui si eran vedute alcune Poesie, ed egli è quel Virgilio da Modena ch è lodato dal Casio come medico c