Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/86

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2048 libro non è stato accennato dal conte Mazzucchelli recherò qui una parte: Soles quotidie fere a gravissimarum artium tractatione in haec studia, quae sibi ab humanitate, nomen adsciverunt, quasi in hortum amaenissimum divertere ubi te modo Oratorum et Poetarum flores ' modo dulcium amicorum colloquia, mirifice delectant, ne praeter id temporis, quod valetudini dare soles, quod sane pusillum est, hora nulla sit, quam non in literis et virtute traducas. Quam tuae vitae rationem qui ignorant mirantur scilicet, unde illa tibi in adversis rebus fortitudo tanta, unde animi robur illud invicti. Di alcune altre circostanze intorno alla vita e alle’opere dell Accolti, poichè nulla io ho che aggiugnere al conte. Mazzucchelli, lascio che ognuno consulti l’opera di questo erudito scrittore, e quella del ch. monsignor Buonamici da me poc anzi citata, e fo frattanto ritorno al Giraldi. XXII. Paolo Sadoleto, di cui abbiam ragionato tra gli scrittori teologi, Romolo e Pompilio Amasei, Sebastiano Corrado e Antonio Maioragio, de quali tutti diremo nel capo seguente, e Francesco Robortello, di cui si è detto a lungo nel primo capo di questo libro, hanno qui luogo tra i buoni scrittori di poesie latine. Soggiugne ad essi {p. 5(x)) Girolamo della Rovere, o, com egli dice, Quercente, della famiglia di Giulio II, il quale, dic egli, nell’età fanciullesca sembrò un prodigio in ogni genere di dottrina in Pavia e altrove, e perorò pubblicamente e scrisse poesie di molti e diversi metri. Ei vive ancora, aggiugne, ma ora