Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/212

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200 LIBRO aliquem portum, abstraxit. propediem, ut audio , hic aderit. E siegue a lungo lodando il consiglio del Palla vicino, e le virtù e l’ingegno di cui era dotato, e descrivendo il dolore che sentiva nel padre. Nella Compagnia fu occupato più anni nelle letture di filosofia e di teologia, e nella prefettura degli studi nel collegio romano, e fu ancora qualificatore del S. Uffizio, esaminatore de’ vescovi, e adoperato da’ papi in difficili affari. Alessandro VII premiò il sapere del Pallavicino, e le fatiche da lui sostenute nel comporre la Storia del Concilio di Trento, col crearlo cardinale a’ 19 di aprile del 16.^7, benché noi dichiarasse che a’ 10 di novembre del 1659. Fu poscia ascritto a varie congregazioni; e dopo avere per otto anni onorata la dignità conferitagli non solo co’ suoi studi, ma ancora colle singolari virtù cristiane e religiose, delle quali mostrossi adorno non altrimente che se tuttor vivesse nel chiostro, fini di vivere a’ 5 di giugno del 1667, e fu sepolto, secondo il suo ordine, nella chiesa di S. Andrea, ove già avea fatto il suo noviziato. La Storia del Concilio di Trento, da lui scritta, è l’opera che lo ha renduto più celebre. Prima di lui erasi a quest’opera accinto il P. Terenzio Alciati gesuita milanese (Scritt. ital. t. 1, par. 1, p. 375), come raccogliesi da una lettera che il Cardinal Barberini scrisse nel 1629 all1 arcivescovo elellor di Magonza, pregandolo a comunicargli tutti que’ monumenti che a ciò potesser giovare (Bandini, Collect. veter. Monum. p. 73); e lo stesso Cardinal Pallavicino confessa di dover molto alle Memorie dal Padre