Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/317

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SECONDO 3o5 amendue aspirare alla gloria lor propria. E noi , senza entrare in un lungo esame, ne toccheremo in breve i punti più importanti e più certi. È certo dunque dapprima che il Galileo pensò lungamente alla cicloide, ma disperò di poterne trovare la dimensione , come pruovasi con alcune lettere di esso citate dal Dati nell’accennata sua lettera. Questi non pretende già di provare che il Torricelli prima del Roberval trovasse tal dimensione, dimostrando che l’area della cicloide è il triplo del circolo da cui essa è generata; anzi confessa ei medesimo che il Roberval circa il 1636 trovò cotal dimensione, laddove il Torricelli sembra che non la trovasse che verso il 1643. Solo egli rigetta ciò che lo storico francese avea francamente asserito, che il Torricelli si fosse fatto bello delle scoperte del Roberval, e pruova con evidentissimi argomenti che il Torricelli non ebbe di esso notizia alcuna; il che pure affermasi dal Montucla. Mi si permetta però di fare una riflessione sulla precedenza di tempo tra ’l matematico francese e l’inglese in questa scoperta. L’unico autorevole fondamento che dal Dati e dal Montucla si arreca a provare che il Roberval precedette in essa al Torricelli, si è l’opera del P. Mersenno intitolata Harmonia universalis, stampata nel 1637", in cui egli afferma che avea già il matematico francese fatta questa scoperta; nel qual tempo è certo che in Italia essa non si era ancor fatta, Io non ho veduta quest’opera del Mersenno, e non posso perciò giudicare di ciò ch’ei dice. Ma lsmaelio Bulbaldo, Tiraboscui , Voi XIV. 20