Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/350

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33S LIBRO far predizioni, le fece, e talvolta le vide avverate. Ma presto ei conobbe la fallacia dell’arte; e l opera di Giovanni Pico il disingannò totalmente. Il piacere, però dal Cassini provato nel contemplare le stelle in lui non si estinse, anzi si fece maggiore, quando il volse a più saggio (fine. Il marchese Cornelio Malvasia senator bolognese , intendentissimo nelle scienze astronomiche e nelle matematiche, avendone avuta contezza, il trasse a Bologna nel 1650, ove gli fu destinata, mentr’ei non contava che anni di età, la cattedra di astronomia, che allora era vacante. Sulla fine del 1652 una cometa apparsa diede occasione al Cassini di osservarla esattamente; e ne scrisse un trattato, stampato l’anno seguente in Modena, e da lui dedicato al duca Francesco I. Ei credette allora, come erasi quasi sempre creduto, che le comete fossero effetto di esalazione. Ma presto ei cambiò idea, e cominciò a credere di’ esse ancora avessero il regolare lor corso, come i pianeti; opinione ch’ei proccurò poscia di confermare colla sperienza e col raziocinio, ma non fu da lui sì felicemente trattata , come si è poi fatto da’ più recenti astronomi. Più felice egli fu nella soluzion di un problema che dal Keplero e dal Bullialdo si era creduto impossibile a sciogliersi; cioè dati due intervalli tra il luogo vero e il luogo medio di un pianeta, determinare geometricamente il suo apogeo e la sua eccentricità. Egli il tentò, e riuscì nel suo tentativo con istupore di tutti i grandi astronomi. La nuova meridiana da lui fatta tirare nel tempio di S. Petronio, assai più grande