Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/376

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304 libro male, e che non sapea dir meglio che copiando il Mureto. Fu nondimeno caro al gran duca e al principe Leopoldo, perchè era uomo d’ingegno , benchè incapace di freno, e di cui ottimamente diceva il Redi: Il sig. Antonio Oliva è più bizzarro che mai, e più virtuoso che mai. Grande ingegno che è costui (Lettera al Dati nel 16(>o, Op. t. 5, p. 24, ed. Napol. 1778)! Nell’Accademia non fece cosa che il rendesse famoso, e partì da Firenze nel 1667 o per T avventura narrala nel parlar del Borelli, o perchè avendo egli proposto il segreto di dar il colore al sale, ciò spiacesse talmente ad alcuni, a’ quali ciò era dannoso, che minacciassero di ucciderlo, o perchè finalmente all1 occasion d1 una disputa perdesse il rispetto a un gentiluom del gran duca. Trasferitosi a Roma, e datosi ad esercitare la medicina, ebbe favorevole accesso presso diversi pontefici. Ma al tempo di Alessandro VIII, essendosi scoperto di’ egli era uno de’ fondatori di certe oscene adunanze che tenevansi in casa di molisi g. Gabrielli, fu imprigionato; ed egli, temendo di peggio, all1 uscir di un esame, gii tossi da una finestra , e poco dopo morì. L1 ottavo accademico fu il Borelli, di cui già si è parlato. Il nono fu il co. Carlo Renaldini di Ancona , che dopo aver servito col carattere d1 ingegnere a Urbano VIII e a Innocenzo X, passò nel 1649 professor primario di filosofia a Pisa collo stipendio di 300 scudi, accresciutogli poi fino a’ 550. Fu ammesso alla mentovata Accademia, e fu ancora maestro nelle matematiche del gran principe Cosimo. Nel 1667; sotto il pretesto