Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/168

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Cxj2 LIBRO fece, finché ebbe vita , coniandando perù ,\ Vincenzo di non palesare questo suo beneficio , perchè, dicea ella , sarebbesi vergognata se si fosse saputo che sì poco ella facea per un uomo sì grande. Dal gran duca onorato della carica di senatore, fu anche impiegato ne’ governi di Volterra e di Pisa, nell’impiego di segretario delle Tratte, e in altri cospicui magistrati; e in tutti ei soddisfece sì esattamente a’ suoi doveri, che insiem colla grazia del principe ottenne non solo la stima , ma f amore ancora e la tenerezza de’ popoli, che il rimiravano come lor padre , e che nell1 amore della giustizia, nella soavità del tratto, nella compassione verso gf infelici, e in tutte le altre amabili doti, di cui il senator Vincenzo era mirabilmente adorno, trovavano il più dolce sollievo ne’ lor bisogni. Così amato e stimato da’ grandi non men che da’ piccioli, e caro a Dio ugualmente che agli uomini, visse il senatore da Filicaia fino all1 anno scssanlncinque dell1 età sua, e a’" 25 di settembre del 1707 chiuse co’ più sinceri contrassegni di una fervente pietà i suoi giorni, pianto non solo da’ suoi concittadini, ma da quanti erano allora in Europa amanti delle buone lettere e della toscana poesia. E ne fu egli infatti uno de’ principali ornamenti. Nelle canzoni non meno che ne’ sonetti egli è sublime, vivace, energico, maestoso, e in ciò che è forza di sentimenti e gravità di stile, non ha forse chi il suj eri. Se ne hanno ancora alle stampe Poesie latine, scritte esse ancora con eleganza, e qualche orazione e alcune lettere inserite nelle Prose fiorentine.