Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/6

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vi rnE fazione pubblicate, non ne sinm noi, e non ne saranno i nostri posteri debitori all’immortal Muratori? E se tanti pregevoli monumenti d’antichità ritolti alle tenebre sono stati dottamente illustrati, se Verona ha avuto un rischi aratore della sua Storia degno della sua grandezza e del suo nome, e se ha veduto nelle sue mura raccolto uno de’ più ricchi musei che si offrano all7 occhio di un erudito ricercatore; se l’Italia può agli stranieri additare una tragedia che dalle stesse critiche ad essa fatte trae argomento a provare l’invidia che in essi ha destata; e se possiamo vantarci di avere in un uom solo avuto un antiquario, uno storico, un filosofo, un poeta , un bibliografo , in ciascheduno di questi generi d’erudizionc superiore a molti, a pochi inferiore, non deesene per avventura la gloria al marchese Maffei, degno perciò della statua che a lui ancor vivo la riconoscente sua patria volle innalzare? Ho detto che questi due uomini soli basterebbono a render gloriosa I7 Italia di averli prodotti. Ma aggiungo ancora , che , quando ella pur non gli avesse , potrebbe tanti altri additarne che non avesse che invidiare ad alcun7 altra nazione. E a qual sorta infatti di studi si potranno rivolgere i nostri posteri, di cui non trovino egregi coltivatori ne’ lor maggiori che nel detto tempo fiorirono? Qual era lo stato della Storia letteraria prima che Apostolo Zeno si accingesse ad illustrarla? Quante favole nelle Vite de’ dotti! Qual superficiale ampollosità negli Elogi ad essi tessuti! Quanta negligenza nell’indicare le epoche della lor vita, l7 edizioni delle lor# opere, le contese per esse insorte! E qual sorgente inesausta di notizie in tal genere pregevolissime sono e le Lettere, e le Dissertazioni vossiane, e le Note alla Biblioteca di monsig. Fon lanini, e il Giornale de’ Letterati d7 Italia, in cui egli ebbe sì gran parte, e più altre opere di quell’indefesso scrittore, a cui non so se debbasi maggior lode per la vastissima erudizione di cui fu adorno, o per le amabili e dolci maniere, e per le belle virtù che ne renderon più ammirabile l7 erudizione! E a lui ancora deesi il vanto di aver riformata la drammatica poesia , tanto corrotta dal reo gusto del secolo precedente , riconducendola alla gravità e al decoro clic delibi esserle proprio , e aprendo così la via al più felice c