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Pagina:Toaldo - La meteorologia applicata all'agricoltura - 1786.pdf/65

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P. II. Cap. I. Regole di fatto. 65

Sig. de Luc benchè in una parte voltata verso mezzodì, non vi crescono più piante legnose. A questa altezza ne’ nostri climi non si vede mai nè albero, nè arbusto. Se qualche semenza d’albero, che i venti v’anno trasportato trova un suolo, e una disposizione assai favorevole, accade talvolta che vi germogli; ma non ne risulta mai che qualche nato storto, e nodoso, che ben prefto perisce; l’erbe stesse vi sono basse e sottilissime. Non ostante, l’aria in questo luogo è d’una purità singolare, l’acqua istessa d’una bontà, e d’un gusto squisito: cosa è dunque che manca ivi alle piante per vegetare? Il calore, le esalazioni nutritive, ed anche il peso dell’aria, che ajuta la circolazione de’ succhi. Nei monti meno elevati, regna lo stesso effetto a proporzione: ciò che deve instruire gli uomini a non intraprendere dei lavori disgraziati sulla cultura delle montagne; ma abbandonarle ai boschi, e alle pasture, che è la loro destinazione naturale.

113. V. I risultati del Termometro, vale a dire dell’osservazioni del calore e del freddo, sono ancora più interessanti per l’economia rurale. Prima si è conosciuto il grado costante del calor animale, fissato a 33. gradi della scala del Sig. di Reaumur; donde quell’illustre Accademico ha ricavato l’arte maravigliosa ed utilissima di far nascer le ova nelle stufe.

114. VI. Dal grado cognito di calore in un clima, si conosce quali piante straniere si possono utilmente coltivare nel nostro, e qual temperatura richiedano; quindi si sà il tempo di chiuder le cedraje, e le altre conserve ec.

115. VII. Parimente si conosce il grado di calore per le api, per li bachi da seta, per li bagni, per una camera da ammalato, per fermentare il mosto, per cui vi vogliono 10. gradi di Reaumur, e cose simili di sommo uso.


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