Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/10

Da Wikisource.

— 6 —

III.

Angusto Cato a Leonardo Giordani.

Caro Leo.

Non fu per trascuratezza che ho tardato a scriverti. Volevo poterti dire qualche cosa della mia nuova posizione. Ero ancora un po’ sbalordito; vivevo sull’albergo; avevo una somma che non risparmiavo, perchè era troppo minima per avere una importanza, ma che mi aiutava a vivere disoccupato, mentre pensavo al modo di occuparmi, e mi dava l’illusione d’essere ancora l’uomo di prima. Non m’accorgevo d’essere povero, non sentivo il cambiamento avvenuto nella mia vita, e non potevo misurare il mio coraggio colle difficoltà che avrei a sostenere.

Ora la somma rimasta se n’è andata. Le difficoltà dell’esistenza materiale mi stringono da tutte le parti, e lotto corpo a corpo con esse. Ora mi sento povero.

Ho trovato una cameretta a buon mercato a un terzo piano. Nulla è più triste dei pochi mobili di cui è provveduata. Tutti gli arredi delle camere mobigliate sono così. Passano di mano in mano, e tutti li sciupano, li maltrattano, perchè nessuno sente per essi l’amore della proprietà.

Qui il letto è duro: la sedia cigola; la tavola zoppica. Dappertutto trovo le tracce degli inquilini che mi hanno preceduto, e mi sembrano contusioni e cicatrici. C’è uno strappo nel divano, che pare una piaga; il candelliere deve aver sofferto un urto o