Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/120

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Si alzò, andò in una vasta galleria accanto al salotto, e riaperse le imposte. Alcune signore e quasi tutti gli uomini la seguirono.

C'erano due finestre ed un balcone, ed un sedile alto ed incomodo correva lungo i muri laterali.

Io pure la seguii e rimasi a contemplare quella scena violenta. Ero taciturno più del solito; non attiravo le simpatie di quei signori, o almeno non li incoraggiavo a rivolgermi il discorso. S'erano aggruppati dall'altro lato della galleria, e parlavano e ridevano forte fra loro, con quel conversare assordante e confuso che isola quelli che non vi prendono parte, ed incoraggia gli ardimenti delle parole segrete più che non facciano il silenzio e la solitudine.

Io mi trovai solo sul balcone aperto. Di fuori nereggiava un tetro paesaggio dì ombre. Sopra un fondo di cielo del più cupo plumbeo si accavallavano immense nuvole nere, mobili e leggiere come ondate di fumo. E tratto tratto un lampo, due lampi, tagliavano le tenebre con una linea di fuoco contorta, angolosa, guizzavano come rabbiosi serpenti d'oro, s'urtavano disperatamente in una fuga vertiginosa, ed andavano a perdersi nel fondo buio dell'orizzonte.

Mi piaceva d'essere là a capo scoperto, di sentire il vento sferzarmi il volto, sollevarmi i capelli, sibilarmi all'orecchio i fischi acuti, con cui la maggioranza ignorante dell'umanità schernisce e scoraggia gli sforzi operosi dell'ingegno. Pensavo che forse un giorno, non più nelle tenebre misteriose, ma alla luce abbagliante d'un grande teatro mi sentirei gettare in faccia quella sfida sragionata ed ingiusta; e dicevo fra me: