Pagina:Torriani - Senz'amore, Milano, Brigola, 1883.djvu/227

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come per andare a congratularsi colla cugina, ma in realtà per nascondere il tremito che lo scoteva tutto.

S'avviò lentamente, si fermò a guardare in giardino, poi chiuse le vetrate, mormorando che l'aria era troppo fresca per lo zio; e finalmente, pallido ancora ma padrone di sè, andò a sedere presso l'Elena, e le domandò:

— Dunque avevi un segreto?

— Sì, disse l'Elena voltandosi a guardarlo coi suoi begli occhi limpidi. Ma non devi lagnarti, perchè ne profittavate tutti. Era il segreto del mio buon umore, della rassegnazione con cui vedevo passare gli anni e partire le mie sorelle. Ero certa che sarebbe tornato.

— Da sette anni? balbettò Vicenzino.

— Sì. Da quando tu eri a Vercelli col tuo povero babbo. Egli passò quell'anno qui in permesso; s'era ammalato nel suo primo viaggio al Giappone....

— È in marina?

— Sì; nella marina mercantile.

— Ah, era per questo che amavi tanto i libri di viaggi, i vasti orizzonti, i quadri di marina....

— Sapevo che quella sarebbe un giorno la mia vita.

— Ma eri certa fin d'allora che pensava a te, che sarebbe tornato?

— Ero certa del suo cuore come lo sono del tuo, rispose l'Elena con tutta la fede del suo forte amore, senza dubitare della pena che poteva fare al povero prete quel confronto.