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Pagina:Tragedie (Pellico).djvu/139

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134 ester d'engaddi

Fè non mi presti, non poss’io biasmarla.
Ma ben soggiungo, ch’ove altrui fa forza
Apparenza fallace, havvi a cui nulla
(D’ogni apparenza ad onta) altro far forza
Dovria, che il vero: ed è colui che un cuore
Possedea tutto, e le più ascose falde
Ne conosceva, e mai palpito reo
Non vi rinvenne, ed ora ode assevrarsi
Da stranie lingue, e con pretese prove,
Che quel core era negro di perfidia!
Azaria.Ester!... mi sedurresti, ov’io di Jefte,
Da ben più lungo tempo, il cor sublime,
Puro non conoscessi. Ogn’altro in terra
Calunniato avessi, io ti credea.
Ed ahi! pur troppo scerno anco, e ne fremo,
Onde l’audace tuo sacrilego odio
Contro quel giusto. Ordianzi, vaneggiando,
Mi ti svelavi: adoratrice occulta
Fatta ti sei del nazareo profeta!
Ester.Religïon paterna è: mal m’è nota,
Ma, è ver, la onoro; e più, dacchè all’altare
D’Israel veggio iniquità ministra.
Azaria.Or termin pongo al tollerar mio vile!
Lievi fossero l’altre, ecco bastante
Di tua prevaricata alma una prova!
Tradivi Iddio, me non tradito avresti?
Già in me tornai: giusto furor sottentra
Alla stolta pietà. Tutto adoprava
Per trarti al pentimento: invan! Decisa
Dunque è tua sorte.... e in un la mia.
Ester.                                                                 Deh, ascolta!
Azaria.Vuoi tu sfuggir l’infamia? Ecco.1
Ester.2                                                            A’ tuoi piedi
Mira la fida tua sposa innocente:
Pietà! immolata esser degg’io?...

  1. La dà il ferro.
  2. Lo prende con tremito e lo lascia cadere.