Pagina:Tragedie (Pellico).djvu/215

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La poesia, e particolarmente quella che con forza e verità dipinge virtù e colpe e sciagure umane, è riconosciuta dai savi non essere arte di poco pregio, ma contribuire al vantaggio della società, quando viene diretta a destare pensieri giusti ed affetti generosi. Sarei felice, o cari genitori, se questo intento apparisse loro espresso con efficacia in queste composizioni.

Nella tragedia intitolata Erodiade ho cercato di rappresentare la bellezza morale d’un imperterrito annunciatore di verità, non mosso da spirito d’odio e di superbia, ma cauto, e la miseria e maledizione de’ cuori fattisi incapaci di nobili sacrifici. Nel Leoniero, dipingendo nel medio evo la sventura delle discordie civili, ho mirato a far sentire l’uopo che ha la società di mutua indulgenza e di sincere riconciliazioni fra’ buoni, e come queste possano essere salutari ne’ gravi cimenti.

Nella Gismonda, ch’è un altro quadro del medio evo, ed anzi dello stesso periodo di tempo, i medesimi pensamenti cardinali sono svolti con diverse forme, prodotte da diversa combinazione di caratteri e di vicende, e v’ho congiunto lo spettacolo d’un cuore magnanimo di donna, in lotta fra tremende passioni, e quell’impulso alla virtù che le anime grandi lasciano difficilmente estinguersi in loro.

Il rispetto che ho pel pubblico mi porta a desiderare i suoi suffragi; ma se, per aver troppo errato nell’arte, non conseguissi questa soddisfazione, sono certo, un’altra per me dolcissima non mancherà; quella di vedere i miei diletti genitori benignamente sorridere al mio buon volere.


Loro affezionatissimo figlio
Silvio