Pagina:Tragedie (Pellico).djvu/359

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354 erodiade.

Erodiade.                                                       Le voci
Non son quelle del volgo? «Espulsa, espulsa
Erodiade vogliam! viva il profeta!
Sefora ed il profeta!» — Ecco i regnanti
Dunque di Galilea.
Erode.                                        Sulla vil plebe
Colle tue lance irrompi, o Fanuele:
Erode regna ancor. Di’, che in mie mani
È Giovanni lor idolo, ed in pezzi
Il farò, se il tumulto empio non cessa.
Sì: di mansüetudine stagione
Si dileguò; tempo di forza è questo.
L’apostolato di Giovanni è trama,
Trama è l’annunzio d’un Messia, son trama
Il finto amor di patria, il finto sdegno
Contra le trionfanti aquile; il sogno
D’un impero immortal vaticinato
Ad Israello. Invereconda lega
È di rapaci e d’omicidi. Erode,
Cui precipüamente odia e paventa
Ogni fellone, estinguer vuolsi Erode!
Ma tal è desso che gli cresce il gaudio
Al crescer de’ perigli, e ove una volta
Tutta dell’alma sua spieghi la possa,
E ribellanti ed impostor son polve.
Erodiade.Or riconosco Erode; ora mi glorio
D’averle amato, e aver per esso obbrobri
Inauditi sofferto. E qui che fanno
Quest’esecrata donna, e quel vil servo
Dell’arabo ladrone? Uscite!— Erode,
Il vo’: l’aspetto di costei m’è orrendo
Più che la morte.
Erode.                                   Acquetati.
Sefora.                                                       Me l’ire
Di costei non feriscon: la compiango,
E prego il ciel che sul suo afflitto capo
Null’uom più avventi vilipendio, e in pace
Ai bramati ritiri ella s’adduca.