Pagina:Tragedie (Pellico).djvu/409

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404 tommaso moro.

Tentazïon, questa fiacchezza; e rabbia
In me destando contro Moro, e contro
Me, che vilmente l’amo ancora, e sento
Che a sua virtù superba o farmi deggio
Misero schiavo.... o estinguerlo! — E potrei
Al partito d’estinguerlo appigliarmi?
Macchia non fora eterna al regno mio?
Pure.... o domarlo, o estinguerlo! ho deciso.


SCENA II.

CROMWELL e detto.


Cromwell.Signor....
Arrigo.                Cromwell, qual frettolosa cura
Te sì agitato a me sospinge?
Cromwell. A vostra
Maestà favellar Crànmer e il duca
Di Norfolk bramerían.
Arrigo.                                              Onde?
Cromwell.                                                   Signore,
Udirli, deh, vi piaccia.... Alme non hanvi,
Che più di vero zelo ardan per voi.
Arrigo.So il loro intento. Già da me poc’anzi
Li congedai. Son grato al loro zelo,
Ma il lor perenne insistere m’è grave,
Perch’io Moro non veggia. Il temon tanto?
Cromwell.L’intera corte, o sir, teme l’audacia
Del campion de’ Cattolici. Ei, già tempo,
Sul vostro regio core ebbe gran possa.
E perchè appunto conosciam l’augusta
Indol vostra benigna, e la scaltrezza
Di quel fautor di frodi e di rivolte,
Forz’è che inorriditi immaginiamo
Non impossibil la maggior di quante
Abbia Inghilterra a paventar sciagure:
Che al grande Arrigo il fascino s’appigli
Del troppo amato seduttor, che al grande