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IFIGENIA IN AULIDE 93

può anche suggerite agli ascoltatori visioni remote nel tempo e nello spazio. Cosí, nel primo canto intorno all’ara, vediamo la montagna d’Ida; nel secondo la pianura di Troia, le donne troiane sedenti intrepide ai telai; nel terzo il convegno dei Numi alle nozze di Peleo, le Muse che muovono in lieve danza, cinte i piedi dagli aurei sandali, Ganimede che mesce nettare da un’anfora d’oro, le Nereidi che carolano su la sabbia, i centauri ghirlandati di frondi, che stringono in mano tronchi di pino.

Cosí la monotonia della scena unica rimane elusa da queste pittoresche evocazioni, che, mediante il sussidio d’una duplice prospettiva, temporale e spaziale, fanno circolare intorno al soggetto principale tutte le scene concomitanti del presente, del passato, ed anche del presagito futuro.

Onde non abbiamo piú, come già in qualche dramma euripideo, il coro ridotto ad intermezzo esornativo: abbiamo, ripresa con minor solennità e con maggior grazia pittoresca, l’antica concezione eschilea.

E l’Ifigenia in Aulide ne risulta circondata da un fulgido alone, che gitta una luce brillante e anche un po’ misteriosa e soprannaturale sulle figure che si muovono sul primo piano, e che rimangono pure interamente immerse nell’atmosfera della assoluta umanità, non di rado torbida e greve.