Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) I.djvu/328

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IONE 259

parte travolti nella disgrazia,
poscia dall’altra nella fortuna.
Mutano i venti,
ma calmi or posano: già lunga pezza
durâr gli affanni:
prospera, o figlio, soffia or la brezza.

coro

Dopo quanto seguí, nessuno reputi
che per gli uomini sian cose impossibili.

ione

Fortuna, o tu che mille e mille agli uomini
e di bene e di mal vicende alterni,
di quale scempio fui su l’orlo, uccidere
mia madre, e, senza colpa, il fio patirne!
Ahimè!
Tanto del Sol sotto i lucenti giri
in un sol giorno apprendere si può?
O madre, io te scoprii, dolce scoperta,
né la mia stirpe è tal ch’io mai la biasimi. —
Ma dire il resto a te, da solo a solo
desidero: vien qui: voglio parlarti
all’orecchio, e nasconder nelle tènebre
questa faccenda. Vedi un po’, se, madre
mia, non fossi incappata nella solita
colpa delle ragazze, che si sposano
di sotterfugio, e non avessi poi
data la colpa al Nume, per nascondere