Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) I.djvu/332

Da Wikisource.

IONE 263

Doro, per cui detta sarà negl’inni
Dòride, la città: secondo Achèo
signor sarà della Pelopia terra
prossima al mare, al Rio d’accanto; e achèo
sarà, dal nome suo, chiamato il popolo.
E in tutto Apollo bene adoperò:
ché senza male in pria sgravar ti fece,
sí che agli amici ti celassi; e quando
poi partoristi ed esponesti il pargolo
entro le fasce, in braccio egli lo tolse,
a Ermete impose di recarlo qui,
né lasciò che spirasse, e lo nutrí.
E taci adesso tu ch’esso è tuo figlio:
serbi Xuto la sua dolce credenza,
e tu serba il tuo bene, o donna, e godine.
Salute a voi; ché d’ora in poi sollievo
vi predíco dei mali, e sorte prospera.

ione

O tu, Palla, che nascesti dal piú grande fra gli Dei,
ciò che dici, ascolto e credo: che d’Apollo e di costei
figlio son, credo; né prima pensai ch’esser non potesse.

creusa

Odi or me: dò lode a Febo, che il figliuol che pria neglesse
ora m’ha restituito: noi potei prima lodare.
Or del Nume questi oracoli, queste soglie or mi son care,
che già pria m’erano infeste: di buon grado ora al picchiotto
io m'appendo, ed alla porta di saluto volgo un motto.