Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) I.djvu/74

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LE BACCANTI 5

E a giudicar da figurazioni, allusioni, narrazioni piú o meno misteriose1, quel che insegnavano intorno al segreto ultimo della vita deve averlo giustamente intuito il Goethe (Elegie Romane, XII, v. 12 sgg.):

E che cos’era il mistero, se non che Demètra la grande
     benignamente un giorno pur d’un Eroe fu paga,
quando, invaghita, a Giasone, signor dei Cretesi gagliardo,
     svelò dell’immortale corpo i soavi arcani?

Non era molto; ma vorrei sapere qual metafisica ci abbia rivelato di piú.

Molto di piú, invece, i misteri insegnavano intorno alla vita futura. Pindaro, nella meravigliosa seconda olimpica, espone a lungo la sorte delle anime secondo le dottrine mistiche. L’uomo aveva due vite. Una terrestre, sotto il dominio di Giove, l’altra nel mondo sotterraneo, dove regnava Persefone. E passava continuamente dall’una all’altra, godendo in ognuna o patendo il premio o la punizione per le buone o le male azioni compiute nell’altra. Chi riusciva a condurre vita santa tre volte in ognuna di esse, godeva infine il riposo eterno, nella torre di Crono (Ol. II, 75 sg.).

Ma quei che tre volte
vivendo in entrambe, mantennero
l’anima scevra da colpe,
pervengon, lungh’essa la via
di Giove, alla torre di Crono,
dove le brezze marine
spirano all’isole attorno


  1. Intorno ai misteri si può leggere l’ottimo libro di Vittorio Macchioro, Zagreús. Si può anche vedere, in questa collezione, la prefazione alle tragedie d’Eschilo.