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IFIGENIA IN AULIDE 157


clitemnestra

Ahimè!
Come fare io potrò che le mie lodi
non sian soverchie, e che non siano scarse
tanto, ch’io perda il tuo favore? I buoni
chi di lodi li colma hanno a dispetto.
E mi vergogno poi, che questi lagni
porgerti devo, per un mal che tocca
me sola, e immune tu ne sei. Ma bello
è, per un uomo retto, agli infelici,
pur se rimane ai loro mali estraneo,
recar soccorso. Abbi di me pietà,
ché ne son degne le mie pene. Genero
sperai te prima avere, e poi rimasi
con la vana speranza; e tristo augurio
sarebbe per le tue nozze future
la morte della mia figlia; e tu schivalo.
Ma savie furon le tue prime e l’ultime
parole; e, se tu vuoi, salva sarà
la figlia mia. Vuoi ch’ella cada supplice
dinanzi ai tuoi ginocchi? Ad una vergine
ciò si sconviene; ma se tu lo brami,
di pudore velato il ciglio nobile,
essa verrà. Ma, se da te lo stesso
posso impetrar, senza che venga, resti
pur nella tenda. È il suo pudor lodevole;
pur serbarlo convien quanto bisogna.

achille

Non condurre tua figlia al mio cospetto,
non affrontiamo degli stolti il biasimo: