Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu/176

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IFIGENIA IN AULIDE 173

della Diva ai responsi non ottemperi,
uccideranno le mie figlie in Argo,
e voi con me. Di Menelao non sono
servo, o figliuola, e non per suo volere
son qui venuto. Ma l’impose l’Ellade,
a cui tu devi, o ch’io voglia, o non voglia,
esser sacrificata. Ecco da chi
son vinto, o figlia: ch’essa deve libera
esser, per quanto spetta a me e a te,
e non già che soggetti siano ai barbari
gli Ellèni, e a forza saccheggiati i talami.
Parte.

clitemnestra

O figlia, ospiti amiche,
deh, che morte è la tua, misera me!
T’immola all’Ade il padre tuo, ti lascia!

ifigenia

O madre, o madre, ahimè!
conviene a entrambe un sol canto d’ambascia.
S’abbuia la pupilla
piú la luce del sol per me non brilla.

Valli di Frigia bianche di neve, monti dell’Ida,
dove una volta Priamo gittava, tenero pargolo
dalla sua madre lontano, a un fato
di morte, Pàride,
che Idèo chiamato fu nella rocca dei Frigi, Idèo.

Deh, mai cresciuto non fosse Pàride
bifolco, presso le sue giovenche,