Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu/255

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coro

Ahi, ahi! E noi? E i nostri genitori?
Son vivi? O morti? Chi saprebbe dircelo?

ifigenia

Stranieri udite: un pensïer mi venne,
che a voi giovare, e a me può insieme; e il bene,
per lo piú, nasce allor che quanto piace
ad uno, a tutti piace.
Si rivolge al solo Oreste.

                                        Andar consenti,
s io pur ti salvo, in Argo, e mie novelle
agli amici recare, ed una lettera
che un giorno scrisse un prigionieri, che seppe
commiserarmi, e la mia man comprese
che assassina non era, e ch’ei moriva
per voler della legge, e della Dea
che giusti questi sagrifici reputa.
Ma niuno avevo allor, che, d’Argo giunto,
tornasse ad Argo, quando io lo salvassi,
ed a qualcuno degli amici miei
una lettera mia recasse. Or tu,
che del volgo non sembri, e che Micene
conosci, e quelli di cui parlo, sàlvali.
Un premio, in cambio d’una lieve lettera,
non meschino avrai tu: la tua salvezza.
Costui, poiché questa città lo impone,
senza di te procomba ostia alla Dea.