Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu/271

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268 EURIPIDE


ifigenia

Né dolci nozze priva me ne resero.

oreste

Non mandasti alla madre i tuoi capelli?

ifigenia

Per la mia tomba, sí, del corpo in vece.

oreste

Poi, ciò ch’io stesso nella casa vidi
paterna ti dirò. L’antica lancia
di Pèlope, che in pugno egli vibrando,
Ippodamía la vergine di Pisa,
conquistò, tolse ad Enomào la vita.
Nascosta è nella tua virginea stanza.

ifigenia

O carissimo — e dir che mai dovrei? —
Carissimo a me sei!
Dalla patria sei giunto, dal suol d’Argo, fra queste
braccia, o diletto Oreste.

oreste

Anch’io t’abbraccio, e morta ti credei:
ma con la gioia insieme