Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu/37

Da Wikisource.
34 EURIPIDE

la nostra terra invadere, e le schiere
sicuramente stabilirvi. Tutto
anche da parte mia bene è disposto.
È in armi la città, pronte le vittime
sono pei Numi a cui bisogna offrirle,
per tutta la città girano i vati,
arra di fuga pei nemici nostri,
e per noi di vittoria, e insieme accolti
volli tutti gl’interpreti d’oracoli,
e tutte esaminai, palesi o arcane,
le antiche profezie, per la salute
di questa terra. E sovra gli altri punti
la discordanza dei responsi è grande;
ma sovra un punto son tutti concordi:
e comandano ch’io sgozzi una vergine
che nata sia di nobil padre, a Dèmetra.
Tu vedi quanto ben disposto io sono
verso di voi; ma non ucciderò
la figlia mia, né forzerò veruno
dei miei concittadini a mal suo grado.
E di buon grado chi sarà sí tristo,
che di sua mano i figli dilettissimi
consegni a morte? Ed or veder potresti
frequenti assembramenti; e questi dicono
che giusto fu porgere aiuto ai supplici,
gli altri m’accusan di follia. Se mai
un tal atto compiessi, un’improvvisa
guerra civile scoppierebbe. Or tu
rifletti a tutto questo, e il modo trova
di salvare voi stessi e questa terra,
e ch’io dei cittadini schivi il biasimo;
ché despota io non son, come fra i barbari,
ma bene avrò solo se bene adopero.