Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) V.djvu/178

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ORESTE 175

dal parlar mi sgomenta; e allor procedere
potrò: la tua canizie or mi sgomenta.
Che cosa far dovuto avrei? Due punti
devi a due punti contrapporre: il padre
mi generò, mi partorí tua figlia,
la maggese che d'altri il seme accolse:
ché non può figlio senza padre nascere.
Ed io pensai che piú dovessi aiuto
a colui che depose il germe mio,
che non a quella che lo nutricò.
E la tua figlia — m’è vergogna dire
la madre mia — , con imenéo furtivo
non lecito, d’un uomo ascese il talamo.
Se di lei dico male, io di me stesso
dico male; ma pur parlo: era Egisto
il suo sposo furtivo entro la reggia.
Io l’uccisi, e con lui svenai la madre,
compiendo un’empietà, ma vendicando
il padre mio. Quanto alla tua minaccia
ch’essere io devo lapidato, ascolta
quanto vantaggio io reco a tutta l'Ellade;
ché se le donne a tanto ardir venissero
da uccidere gli sposi, e poi rifugio
presso i figli cercar, mostrando il seno
per guadagnarne la pietà, per esse
nulla sarebbe uccidere gli sposi,
un pretesto accampando qual che siasi.
Impossibile io resi un tal costume,
compiendo l’empia strage onde tu meni
tanto scalpore. D’odïar mia madre
ragione ebbi, e l’uccisi: essa lo sposo
che con le schiere a prò’ di tutta l'Ellade
duce alla guerra mosso era, tradí,