Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) V.djvu/219

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leveranno, perché versammo il sangue
d’una femmina trista: il matricida
detto piú non sarai: se questa uccidi,
quel nome perderai, ne acquisterai
uno migliore: l’uccisore d’Elena
che tanta gente sterminò. Non deve,
non deve Menelao viver felice,
e tuo padre esser morto, e tua sorella,
e tu stesso, e tua madre — oh no, di questa
parlare non convien, taccio — : non deve
della tua casa esser padrone, e seco
la sposa ch’ebbe in grazia d’Agamènnone.
Viver non voglio io piú, se contro lei
non vibro il ferro. E dove poi sterminio
far non potremo d’Elena, la casa
arderemo, e morremo. O l’una o l’altra
fallire non potrà, di queste mète:
bella salvezza avere, o bella morte.

coro

Tutte odïar le donne la Tindàride
devon; l’obbrobrio ella è del nostro sesso.

oreste

Ahimè!
Nulla di meglio c’è che un vero amico:
né la ricchezza, né il potere: stolto
chi permutasse un generoso amico
per una turba! Tu con me tramasti
l’insidie contro Egisto, e a me vicino