Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) V.djvu/82

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ELETTRA 79

movemmo al luogo ov’era di Micene
l’inclito re. Nei suoi giardini stava
irrigui d’acque, e i ramicelli teneri
recideva d’un mirto, a farne un serto
per la sua fronte. E ci vide, e gridò:
«Salute a voi. Chi siete, forestieri?
donde venite? di che terra figli?»
Ed Oreste rispose: «Siamo Tèssali,
e per offrire un sacrificio a Giove
siam diretti all’AIfèo». Quand’ebbe udito,
rispose Egisto: «Vi conviene adesso
presso me rimanere, e commensali
essere alla mia mensa: un bove immolo
oggi alle Ninfe. Partirete all’alba,
dimani, e in tempo giungerete ancora.
Entriamo in casa — e ci prendea per mano,
mentre cosí diceva, e ci guidava —
rifiutar non potete». E quando in casa
poi fummo, disse: «Ai forestieri il bagno,
quanto prima si può, qualcuno appresti,
ché intorno all’ara star devono, presso
l’acqua lustrale». E gli rispose Oreste:
«Ci siamo or or nei vortici d’un fiume
purificati in limpidi lavacri.
Pur, se prendere parte al sacrificio
coi cittadini devono i foresti,
non rifiutiamo, siamo pronti, Egisto».
Restò cosí questo discorso a mezzo.
E i servi suoi deposero le cuspidi,
del signore difesa; e tutti all’opera
volser le mani. Ed il bacino alcuni
recarono pel sangue, altri i canestri,
accendevano il fuoco altri, e caldaie