Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VI.djvu/101

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98 EURIPIDE


menelao


Ignoro, o donna, se schivasti il talamo.

elena


Intatto, sappi, lo salvai per te.

menelao


Cari detti, se veri. Ov’è la prova?


Sembrano le parole di Ione a sua madre Creusa. Ed anche qui, hanno sapore di comicità, sebbene quasi di certo involontaria.

Il secondo tratto che caratterizza Menelao è la sordidezza dell’aspetto. Fin dal suo primo apparire, egli si palesa per uno di quegli eroi pitocchi euripideschi, che davano tanta noia ai personaggi d’Aristofane.

Giunge tutto sporco, appena coperto da pochi cenci di vela, è affamato, bussa alla reggia per chiedere un tozzo di pane, è bruscamente discacciato da una serva. E le allusioni ai suoi stracci non finiscono piú. Ci torna e ritorna egli stesso nel suo discorso d’uscita. Elena, al suo primo apparire, rimane sgomenta dal suo misero aspetto:

Eppur, la veste che tu indossi è sconcia.

Teoclimeno, appena lo vede, esclama:

Apollo, come in quelle vesti è orrendo!

E poiché ha presi accordi con lui pel seppellimento di Menelao, soggiunge: