Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) I.djvu/13

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xiv PREFAZIONE

amante con cui tuttora convivi. Agamènnone dovè sacrificare Ifigenia, non per compiacere Menelao, ma perché Artemide era sdegnata rontro lui, che l’aveva offesa (e narra lungamente come). La legge del taglione non la puoi invocare: altrimenti, tu dovresti morire per prima. Se sei tanto tenera per i tuoi figli, come va che adesso trascuri quelli avuti da Agamennone, ed ami invece quelli procreati col tuo drudo? Sarà anche questo un far le vendette d’Ifigenia?»

La confutazione di Elettra è stringente. Ma ciascuno intende che questo è un dibattito piú intellettuale che passionale, da tribunale piuttosto che da tragedia. E durante il discorso, in sé bello, della fanciulla, ci sentiamo come stretti in una atmosfera di falsità, che si dissipa solo quando le due donne vengono a fitto e crudo contrasto di dure parole, in cui la verità torna ad effondere la sua fulgida luce.

Converrà almeno accennare che, a conferire tal carattere avvocatesco al contenuto dei contrasti, contribuirono, da un lato, il fanatismo incredibile degli Ateniesi per tutto ciò che fosse tribunale e vita avvocatesca, e dall’altro l’eloquenza di Sofocle. Sofocle superava per questo lato tanto il piú vecchio quanto il piú giovane dei suoi grandi rivali. E non è da stupire che indulgesse o scegliesse e creasse situazioni che meglio si prestassero a far rifulgere questa sua qualità.

Tutti gli artisti fanno lo stesso. Ed è un altro dei caratteri della sua drammaturgia la prodigiosa eloquenza onde, sull’orlo dei piú tragici abissi, i suoi personaggi sanno descrivere una situazione o esprimere in lucide immagini uno stato d’animo.

Mentre, però, si moltiplicano i personaggi, avviene fra loro una specie di ordinamento gerarchico, onde uno di loro sovrasta sugli altri, e diviene il vero protagonista della tragedia. Ciò, in Eschilo avviene e non avviene. Anche in ciò Eschilo segue docilmente le indicazioni del mito, e non