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FILOTTETE 109

molto accetto quell’Ulisse che non aveva le sembianze d’Ulisse.

Sofocle, invece, pur non rinunciando al personaggio di Ulisse, gli aggiungeva un compagno nuovo, Neottolemo, che era andato a Troia solamente dopo la morte di Achille, e dunque era ignoto a Filottete. Cosí riusciva naturalmente eliminata la inverisimiglianza che Eschilo non s’era neppur curato di mitigare, e che Euripide aveva tentato di correggere cosí poco felicemente.

Ma Sofocle dové essere indotto al mutamento non tanto da questa considerazione d’ordine razionale, quanto da una intuitiva aderenza al principio fondamentale della sua drammaturgia, cioè al contrasto. Perché Neottolemo, non solo non è un doppione d’Ulisse, ma pel suo carattere forma con Ulisse un contrasto che si va via via sviluppando durante tutta la tragedia, sino a diventarne l’elemento principale e determinante.

Un’altra importante innovazione effettuò Sofocle nella costituzione del coro. Tanto Eschilo quanto Euripide l’avevano composto di isolani di Lemno. Ma questo partito, che certo si offriva per primo, distruggeva, ancor piú che non facesse l’unico personaggio di Attore nel dramma d’Euripide, il tèma della solitudine di Filottete. Vero è che Euripide cercava, anche qui, di rimediare, facendo sí che il coro, alla sua prima uscita, spiegasse per filo e per segno come in dieci anni aveva trascurato di venire a trovare il misero eroe abbandonato; ma qui, se in altro caso mai, il rimedio era davvero peggiore del male. E Dione Crisostomo, a cui dobbiamo preziose notizie intorno ai due Filotteti perduti, e la parafrasi delle prime scene di quello d’Euripide, osserva giustamente che fece meglio Eschilo, che non diede alcuna spiegazione, e tirò dritto.

Sofocle, invece, sostituí agli isolani dei compagni di Neottolemo; e sanò cosí di colpo il difetto.