Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu/174

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734-782 EDIPO A COLONO 171

coi grappoli belli il narcisso,
735serto vetusto alla Diva
Demètra, e a Persèfone; e il croco,
aurea pupilla. E le insonni
fonti, che nòmadi errando
nutrono i rivi d’Alfèo,
740mai non iscemano d’acque:
anzi dí e notte si lanciano
con le purissime linfe
a fecondar le pianure
dal seno rupestre. Né aborrono
745da loro le Muse e le danze;
né manca Afrodite,
signora dell’auree briglie.

Strofe
Un’altra pianta v’ha, cui non vide mai né la terra
d’Asia, né l’isola doria di Pelope, che da sé germina,
750albero invitto, che sbigottisce l’aste nemiche,
che in questa terra rigoglio ha sommo:
del glauco ulivo la fronda, altrice
dei nostri pargoli.
Né alcun nemico, giovane o annoso,
755potrà le mani porvi, e distruggerlo.
Però che l’occhio di Giove Mòrio28 sempre la vigila
e Atena, diva dal glauco ciglio.

Antistrofe
Un altro fregio della mia patria sommo io ricordo,
d’Attica vanto supremo: il dono che il Dio le fece
760dei bei cavalli, dei bei puledri, dei bei navigli.
Figlio di Crono, sire Posídone,
in tanta gloria tu la ponevi: