Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu/262

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127-155 ANTIGONE 259

di candida neve,
molte armi recando ed elmetti
fulgenti d’equini cimieri.

Antistrofe I
130Stette sovresse le nostre
magioni, schiudendo
sanguigna una fauce di schiere,
sovresse le porte.
Ma poi volse altrove le penne,
135avanti che rémpiere il rostro
potesse col sangue di Tebe,
e il serto di torri bruciasse
Efesto coi pini.
Tal romba di guerra piombò
140ad essi sul dorso,
infesta ai nemici del drago.
Ché i vanti di lingua grandiloqua
aborre il Croníde; e com’egli
irromper li vide
145fra l’armi lo strepito e l’oro,
con tanto profluvio,
lanciando d’un folgore
la fiamma, scoscese
chi già s’apprestava sui merli
150piú eccelsi a gridar la vittoria.

Strofe II
E folgorato piombò, rimbalzò su la terra,
stretta la face in pugno, colui che con impeto folle
moveva all'assalto, con raffiche
d’infesta procella.
155Contrario fu invece il successo;