Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu/280

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525-552 ANTIGONE 277

525ben lo sapevo, e come no?, pur senza
l’annuncio tuo. Ma se prima del tempo
morrò, guadagno questo io lo considero:
per chi vive, com’io vivo, fra tante
pene, un guadagno non sarà la morte?
530Per me, dunque, affrontar tale destino,
doglia è da nulla. Ma se l’uomo nato
dalla mia madre abbandonato avessi,
salma insepolta, allor sí, mi sarei
accorata: del resto non m’accoro.
535Tu dirai che da folle io mi comporto;
ma forse di follia m’accusa un folle.
coro
A fiero padre fiera figlia appare
la fanciulla: non sa cedere ai mali.
creonte
Però, sappi che l’indoli piú dure
540s’abbatton piú d’ogni altra; e il rigidissimo
ferro temprato al fuoco, infranto a un colpo
lo vedi spesso; e una piccola briglia
so che doma i corsieri impetuosi:
ché non dee superbir chi d’altri è servo.
545Costei die’ prova della sua protervia
quando le leggi imposte violò:
dopo la colpa, una seconda volta
proterva ora si mostra, che dell’opera
insuperbisce e ride. Ed uomo adesso
550piú non sarei, ma questa uomo sarebbe,
se non avesse pena, anzi trionfo.
Ma figlia sia d’una sorella, o stretta