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1079-1103 LE TRACHINIE 175

ERCOLE
Oh scogliera di Cènëo, plinto
degli altari, di che sacrifici
che mercè mi rendesti! Deh, quale,
quale obbrobrio versasti su me!
Deh, veduta pur mai non t’avessero
queste luci, né mai tal fiorire
di follia contemplassi! Deh, Giove,
quale mago cantor, d’erbe mediche
qual maestro, potria tal flagello
con incanti placar, tranne Giove?
Deh, spuntar tal prodigio vedessi!

Strofe I
Ahimè!
Lasciatemi, lasciate che giaccia questo misero,
lasciate che per l’ultima volta m’adagi. Ahimè!

Strofe II
Che mi reclini? Il mio corpo chi mai sostiene?
Tu m’uccidi, m’uccidi: le pene
sopite hai tu rideste.
Ecco, di nuovo a me s’appiglia il tormento, e m’investe.
Dove ora siete, o fra quanti son gli Elleni, empissimi? In mare
io mille e mille volte patii, nelle vostre foreste,
per liberarvi dai mostri. E adesso che il morbo mi stermina,
nessuno o ferro o fuoco recherà, che mi sia salutare?

Antistrofe I
Ahimè!
Dunque, nessuno vuole, nessun s’appressa, che
dell’odïosa vita mi strappi il capo? Ahimè!