Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) III.djvu/60

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da poco vidi; e subito, a vederlo,
mi si fissò nell’anima una immagine:
che d’Oreste, il carissimo fra gli uomini
tutti, un segno era quello; e lo toccai
senza il silenzio rompere; e di gioia
colma l’anima fu, l’occhio di lagrime.
Ed ora, appunto, come allora io penso:
che questa offerta sol da lui proviene.
A chi dunque, se me, se te n’eccettui,
convengono tali atti? Ed io so bene
ch’io non lo feci. E tu neppure: e come,
se neppur dalla reggia allontanarti
puoi senza pianto? E al cuor di nostra madre
grati non sono; e quando li compiesse,
nascosta a noi non resterebbe. No,
d’Oreste sono queste offerte sacre.
Dunque, cara, fa’ cuor: sopra i medesimi
uomini, sempre il Dèmone medesimo
non ha potere. Odioso fin qui
il nostro fu; ma questo giorno, forse,
origine sarà di molti beni.
elettra
La tua follia, da un pezzo, ahimè, commisero.
crisotemide
Che c’è? Col tuo piacere io non parlai?
elettra
Tu non sai dove sei, né che farnetichi.