Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) III.djvu/74

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1145-1165 ELETTRA 71

oreste
Se forse i mali tu d’Oreste lagrimi,
quest’urna il corpo suo rinchiude, sappilo.
elettra
Ospite, se in quell’urna egli è nascosto,
alle mie mani, per i Numi, porgilo,
sí ch’io me stessa e insiem tutta la stirpe
pianga, e mi lagni sopra questa cenere.
oreste
Chiunque sia costei, l’urna porgetele:
non già per malvolere essa la chiede:
è degli amici alcuna, o consanguinea.
elettra
O del piú caro fra i mortali, o memori
dello spirto d’Oreste ultimi avanzi,
come lontano dalla speme ond’io
un giorno v’inviavo, ora vi accolgo!
Ché in queste man’ti stringo, e non sei nulla,
e dalla casa t’inviai che florido
eri, pargolo mio. Deh, cosí morta
io fossi, prima che in estranea terra
io ti mandassi, e con le mani mie
t’involassi da morte e ti salvassi!
Ché, quel di stesso spento allora, parte
avresti avuta del paterno avello.