Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) III.djvu/88

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oreste
Lascia il soverchio dei discorsi: quanto
trista è la madre non mi dir, né come
della casa patema Egisto i beni
tutti inabissa, dissipa e profonde:
rapir tali discorsi ci potrebbero
il momento opportuno. Or quello insegnami
che a quest’ora conviene: ove possiamo
col nostro arrivo, o palesi, o nascosti,
fiaccare il riso dei nostri nemici.
E cosí, fa’ che quando entrati noi
saremo in casa, pel tuo viso lieto
non sospetti la madre: il pianto fingi,
per l’infinta sciagura. Allor che l’esito
ci arriderà, la tua gioia mostrare
allor potrai, liberamente ridere.
elettra
Quello che piace a te, fratello mio,
anche a me piacerà: da te provengono
queste gioie ch’io godo, e non son mie.
Né se dovessi, anche di poco, affliggerti,